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mercoledì 27 agosto 2014

Con chi ne parli?

Poniamo il caso che tu abbia un problema, e che per risolverlo, conoscendo la strada, tu abbia impiegato 4 anni della tua vita. Poniamo che tu non riesca a dimenticare le notti insonni, i piabnti, tuo figlio lasciato ai suoceri per svariati week end di fila.
Ecco. Queste cose ti segnano, e lo sai. Non sei wonderwoman, non hai nessun super potere e sei fatta di carne anche tu (un po' troppa, vedi di dimagrire).

Se alla fine di questa maratona durata 4 anni, vedi che i tuoi sacrifici non sono serviti a niente, perché ti hanno cambiato le carte in tavola, con chi ne puoi parlare?
Con i politici? No, sai già come va a finire: ti chiedono loro di essere comprensiva con le loro scelte (scelte che non incideranno sul loro stipendio, chiaramente), perché loro devono avere una visione ampia (non conta il merito, ma il compromesso)
Con chi è nella tua stessa barca? Meglio di no; non troppo. Cosa potrei dire di positivo, quando mi trovo in questi momenti di totale sconforto? Cosa potrei fare, se non contribuire ad un generale pessimismo che non aiuta nessuno?
Con il tuo compagno? Assolutamente no.. pensare di procurare altro dolore ed altri pensieri alla persona che amo non è nelle mie corde. Inutile dire che, anche se non dico niente, la mia faccia deve parlare da sola; oppure, considerando che a casa sono una che racconta qualsiasi cosa, il fatto di non parlare fa insospettire già di per sé. In ogni caso, parlare con chi poi avrà un muso più lungo di quello che hai tu adesso, sottolineando il fatto che, se avessi fatto farmacia come lui ora avrei un lavoro senza questi pensieri.. insomma, no grazie.
Con le tue amiche? No, troppa fatica spiegare i particolari, anche se è nei particolari che si nasconde la vigliaccata. E poi questo è veramente un peso troppo grosso da poter essere snocciolato, ed alla lunga è anche noioso perché si basa sui cavilli.
Quindi con chi ne parli? 
Alla fine ne parlo qui, dove so che se scrivo che sto una merda non faccio del malke a nessuno, non getto nello sconfrto nessuno e non devo chiedere scusa a nessuno. Dove se scrivo che sono stanca, che a volte non ne posso più non è che qualcuno ci rimane  male. Ci sto male solo io, perché mi pare che tutto mi crolli addosso, ma non ci stanno male altre persone. E' che se lo dico mi sta sul cazzo, perché mi inbfastidisce da morire compatirmi, ma se non lo dico non riesco a dormire. Ho sempre la mente pervasa da questi pensieri cupi. Qualche volta di più, qualche volta di meno. Ma non riesco a guardare oltre. Solo che se lo dico a qualcuno, nessuno è capace di ascoltare queste parole, perché sono senza appello. Se lo dico a me, io ancora riesco a guardare in faccia la realtà.

lunedì 18 agosto 2014

si parla

Ho finito l'università. questa di per sè potrebbe essere una grande notizia, se non fosse che il mio caro Stato ha pensato di equiparare la mia laurea al mio diploma di 15 anni fa, annullando di fatto 4 anni di sacrifici e addossandomi il peso di troppi sensi di colpa.

Va bè, di questo potrei parlarne per ore, ma a chi frega se sono incazzata? a chi interessa se raggiungo di tanto in tanto picchi di pessimismo (e chiamiamolo così, che altre parole mi fanno paura).

A nessuno. Allo stato che ti volta le spalle per primo, e io lo odiio di tutto cuore: mi stanno sulle palle le persone che lo governano, mi fanno schifo perché trattano il loro paese e le persone che ci vivono come una mandria di mentecatti. E' vero, certi lo sono(loro per primi si intende), ma distruggere chi fa di tutto per esercitare la professione che fa, seguendo le regole che loro amano cambiare di tanto in tanto, a vantaggio ovviamente di chi non lo fa, ecco io questo non lo tollero. Non lo reggo proprio capito? mi stanno tutti sul cazzo!

Ecco, ora che l'ho detto (e ridetto.. chi mi conosce su fb sa quanto posso essere stronzerella con chi di dovere, ma mantengo sempre dei toni educati mi pare, no?).. passiamo ad altro.

Mi sono laureata. bla bla bla (rileggi sopra), ma alla fine sono qui. Sono sopravvissuta, incazzata ma viva. Che a pensarci mi sta sulle palle essere incazzata non stop 24h/7, perché dai, "in fondo ho tante cose per cui essere contenta, no?". Certo, questo è vero, e mi fa ancora più incazzare il fatto di non riuscire a godere di tutte quelle cose che in genere rendono una persona felice.

 Sarà che si sono sommate tante cose quest'anno: una casa appena fatta (o meglio...... ci viviamo, ma se vieni a trovarmi scordati di vedere lampadari per i prossimi 4/5 anni... prima devo metterci tende, devo colorare i muri ecc ecc e soprattutto devo fare la tettoia!!), un bambino che cresce e più cresce e più ha bisogno di attenzioni, una laurea da terminare, sogni che vanno in fumo. Una spendig review fissa a casa nostra che mi ha messo alla prova. Leggi bene: io non sono esattamente la malata di shopping; non mi sbraccio se non trovo il vestito fico per uscire il sabato sera. Primo perché i miei sabati sono in genere da amici che mi conoscono e si sono rassegnati al mio essere antimoda; secono perché è da una vita che mi devo mettere a dieta e più lo dico e più ingrasso (fuck!). Terzo: adesso mettici che non ho soldi (abbiamo leggermente sforato con i lavori!! mannaggia!!)= niente shopping, sono in spendig review.

Questo di per sè non mi pesa, se non fosse che la spending review ha incrinato anche la possibilità di fare vacanze: quelle che mi sarei ampiamente meritata dopo 4 anni non stop di rotture di coglioni; quelle che uno ha il diritto di fare dopo un anno vissuto al limite (eh raga, dovrò pur dormire anche io eh? almeno 5/6 ore mi servivano). Quindi metti tempo di merda è niente vacanze= rottura di coglioni. Anche perché se il tempo è una cacca cosa fai? esci? maffigurati! porti cosa, il tuo nano al centro commerciale? ok, una volta lo fai, poi capisci che lui si è rotto le palle e tu sei in spending review e quindi te ne stai a casa.. a fare cose molto istruttive come ritagliare, leggere colorare... cose che nel giro di dieci minuti rendono la tua casa un porcile e di cui il nano si stufa dopo circa 10 min.. così dirotti su una cosa che di sicuro non fa bene alla tua dieta (ma tanto si sa.. dici dieta e ingrassi di un kg.. non dirlo più!) ma che fa passare un po' di tempo te e il tuo nano: cucinare. Di tutto si intende, dolci, in particolare. La frase cult della mia estate è "Mamma, facciamo i pancakes?" "si amore".

Così.

Poi si passa all'anno successivo, ma anche qui, i pensieri non sono dei più rosei. Un tempo avrei difeso i progetti a spada tratta; ora le parole ambizioni, traguardi, obiettivi, le associo a parole come fatica, disillusione, senso di colpa. So che quello che devo fare è, razionalmente parlando, la cosa più giusta, ma permettimi di dire che sono stanca ancora prima di iniziare; permettimi di dire che non ce la faccio, che voglio licenziarmi (ahahah!!! bella questa, ti ho mai detto che sono precaria?).

Così.

E nel mezzo, lui ne vuole un altro. Non un cane, un maglione, un pallone, un telefono. Lui vuole quello. Quello che inizia con F e finisce con IGLIO.

E io? no dico, lo avete chiesto a me?
mah.. dura farmi tornare l'istinto materno qua.. un po' lo vorrei, ma come faccio a desiderarlo spassionatamente dopo tutto questo? ho lavorato così duramente in questi anni per meritarmi quello che ho, un figlio felice, una professione che amo, una vita dignitosa e una seconda maternità. E ora di tutto questo cosa mi è rimasto ? dai, diciamocelo. Posso dimenticare i week end senza famiglia passati a studiare? no. Posso dimenticare i vari.. "dove sei?", i vari "La mamma deve studiare?" i vari "Mamma mi porti a fare la nanna?" no. Posso dimenticare le mie notti insonni, il comunicare con persone che si dovrebbero occupare di te ma che in realtà pensano solo a sè stesse? ovviamente no.

Purtroppo sono molto disillusa, mi rendo conto che sono sempre nervosa, sempre arrabbiata. Dovrei buttarmi tutto alle spalle, non pensarci, cercare di trovare il bello nella mia vita che c'è ed è vero.. ma la realtà è che non ci riesco. Vedo tutto nero, mi sento tradita nelle mie aspettative e mi sento colpita nei miei desideri, come se fossi passata improvvisamente dalla parte del colpevole, come fossi io il problema da debellare in questo paese.
Come posso fare un figlio così? se già sono incazzata come una iena prima di concepire come posso essere serena in gravidanza? ma soprattutto, considerrando il fatto che, se va come è andtaa l'altra volta, mi sono beccata nel pacchetto anche ragadi e baby blues, seriamente, come posso pensare di iniziare un'altra gravidanza?

Mah. Io di Mattia ho un sacco di ricordi.. mi ricordo i suoi odori, l'odore del latte, delle salviette, della pelle lavata.. mi ricordo il tocco della sua testa sulla mia spalla, le sue labbra quando ho allattato, Mi ricordo i suoi piedi nelle mie mani appena nato, e il suo piangere incazzoso che si è calmato solo in braccio a me.. e mi ricordo lo stupore di quegli attimi, lui per la prima volta in braccio al papà, il parto stesso (che fa male, ma se me lo chiedessero lo rifarei anche domani, anche oggi).

Cose così.. se non ci penso mi dico si, se ci penso mi dico neanche morta. Fatica scegliere, soprattutto quando non sei più tu che ne parli, ma è il tuo lui che ti chiede se i nomi da femmina che ti propone ti vanno bene (tra l'altro, tutti vogliamo un altro maschietto, ma qui si propongono solo nomi da bambina. me lo spieghi?).
Insomma, periodo così, di pensieri, di ferite da rimarginare, di sogni che si covano, che si concepiscano prima dei figli. Si chiama vita, e nonostante tutto si va avanti. Con molta fatica, ma si va